La sanità pratese - riflessioni semiserie
La visita
Qualche tempo fa, saranno oramai due o tre settimane che mi sono recato
presso il vecchio ospedale di Prato per una visita specialistica dermatologica.
Tralasciando il fatto che per fissarla la mia dolce metà ha dovuto passare al
telefono circa trenta minuti, visto il caldo che attanagliava Prao, inforcata
la Vespa, messa a cassetta la signora, mi sono diretto agli ambulatori dentro
le mura, quelli per intendersi di fronte al "Giovannini".
Entrati nell'atrio, sbrighiamo rapidamente le pratiche burocratiche e pago
il balzello. Ovviamente essendo un "ricco" pago l'importo più alto.
Beh, delle volte fa piacere sentirsi un big, però comparato all'importo
di una visita specialistica privata è poca cosa.
Ci spostiamo nella sala di attesa, dove sentiamo lo sgocciolare dello
scarico condensa dell'aria condizionata... del piano di sopra. Dove siamo
noi si boccheggia ed i pantaloni si incollano alle natiche... Avevo fatto la
doccia, preso la Vespa per non presentarmi sudaticcio alla visita e vengo
fregato dal rettilario dell'ambulatorio. Vabbè, attendo di venir
chiamato. Ero già stato un paio di anni prima a fare la mappa dei
nei. Era stata una visita accurata e scherzando con la mia dolce metà le
avevo raccontato di come la dott.ssa mi avesse controllato con mooolta
attenzione una volta ridotto in mutande. Sarà stato anche per questo
che Elena aveva deciso di accompagnarmi?
Mi chiamano, ambulatorio bianco.
Elena, malfidata mi accompagna anche lì e per la sua gioia (e la mia
delusione) troviamo un dermatologo, non una dermatologa. E che tipo poi mi era
toccato. Capello fluente sale e pepe tagliato poco sopra le spalle,
divisa nel mezzo, faccia color cartone, camice aperto, camicia a
fiori aperta e tanto di petto villoso (sempre sale e pepe) a vista. Non
avrebbe certo stonato sulla terrazza Mascagni.
Avevo fatto fissare la visita ad Elena per far controllare i nei
e delle micosi al piede.
La prima risposta è che la mappa dei nei è un esame a sè.
Primo mio sguardo interrogativo verso la dolce metà...
Che fosse un proctologo?
Bah, i dubbi vengono fugati dalla sua richiesta di vedere il piede.
Tolgo il mocassino con tanto di fantasmino. Lo guarda con occhio clinico
(il piede, non il fantasmino) e come l'oracolo pronuncia la sua (non)
sentenza: "Occorre fare l'esame micologico! Non sembra un fungo
però, sembra più da trauma...".
A nulla sono valse le mie spiegazioni riguardo al fatto che la micosi si
fosse propagata di unghia in unghia. Pensava forse che mi fossi
divertito a darmi le martellate sulle dita dei piedi?
Si passa quindi al controllo dei nei, non mappa però... Li guarda con finta
attenzione, dopo neanche dieci minuti sono già fuori rivestito al bancone delle
informazioni per sapere se dovessi firmare un fantomatico documento per la
privacy. No forse sì, ma c'è tempo...
Beh fa piacere vedere che sono informati.
Riprendiamo la Vespa e discutiamo se andare a fissare subito l'esame
micologico come ci ha detto il dottor "Vogliasaltamiaddosso". Elena
insiste, dopotutto ha impiegato trenta minuti al telefono per fissare
l'esaustiva visita dall'aruspico, il pomeriggio l'avevo preso di ferie, quindi
ingrano la prima e attraversiamo la strada per spostarci al centro
di analisi "Giovannini".
La prenotazione dell'esame
Prendiamo il numero, il novantotto e siamo al novanta.
A parte l'accozzaglia di personaggi, dalla vamp attempata, alle rom, agli
onnipresenti cinesi che urlano al telefono, al signore
italianissimo oramai più che stempiato, ma con zazzera sul
collo stile anni 80. Attendiamo tutti senza distinzione di sorta. L'aria
condizionata anche qui è un lusso che non ci si può permettere.
Dopo quaranta minuti, ci presentiamo al bancone. Mostriamo la richiesta
all'impiegata, che non riesce ad interpretare i geroglifici del
dottor "Vogliasaltamiaddosso". Le spieghiamo quindi che devo
fare l'esame micologico. "No allora non serve la prenotazione il dottore si è sbagliato, si deve presentare
qua la mattina presto". Non posso che ridere. Già dopo cinque
minuti di attesa volevo andare via, quell'ultima battuta è il
coronamento dell'intero pomeriggio.
L'aver sperato di poter far affidamento sul sistema sanitario, uno dei
migliori in Italia (chi può immaginare i peggiori?) a detta del nostro
Governatore, mi ha fatto venir in mente un motto di uno dei più grandi
maestri di vita, Homer Simpson: "Hai provato e hai fallito: la morale è non provarci mai più!"
Facendo il bilancio ho speso 35 euri, preso un pomeriggio di permesso, devo
rifare una visita dermatologia da un privato e se del caso, devo prendere un'
altra mattina di permesso...
Beh, poteva andare peggio?
Brontolo
Commenti
Posta un commento